- Prima di mettere i propri soldi in un’azione, occorre fare un’analisi approfondita per capire come funziona il business, trovare i vantaggi competitivi ed i rischi dell’azienda, e capire se l’azione è un buon investimento o un’azione da evitare.
- In questo articolo evidenziamo 7 fattori chiave da controllare per evitare di effettuare errori nella scelta, e che aiutano a conoscere a fondo una società prima di diventarne investitore.
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Introduzione
Quando decidi di acquistare un’azione su cui investire, è importante fare i compiti a casa poiché stai investendo il tuo denaro duramente guadagnato. Il tuo obiettivo dovrebbe essere quello di trovare aziende di valore, soprattutto quando acquisti un’azione per il lungo termine.
Prima di riporre tutta la tua fiducia in un’azienda, dovresti fare ricerche approfondite, analizzare i fondamentali del titolo e verificare se l’azione in questione ben si adatta alle specifiche del tuo portafoglio.
Infatti non stai solo acquistando un’azione, ma stai diventando azionista di quella società, per cui in quanto investitore dovresti fare un’analisi approfondita.
A tale proposito, proponiamo sette fattori chiave da controllare per evitare di effettuare errori nella scelta, e che aiutano a conoscere a fondo una società prima di diventarne investitore.
7 Tipi di Aziende che gli Investitori Dovrebbero Evitare
1) Aziende con basso ritorno sul capitale investito
Il fondamento del ritorno sul capitale (che sia ROIC, ROCE o ROTCE) è semplice: ci dice quanti profitti sono generati a confronto con il capitale investito per generarli, fornito come percentuale. Un ROIC del 10% ci dice che l’azienda sta generando 10$ di profitto con 100$ di capitale.
Il ROIC è fondamentale per 3 motivi:
- Il ROIC indica quanta ricchezza viene creata con la crescita. Una cosa importante da tenere a mente è che la crescita non è sempre positiva. Se infatti il ROIC è minore del WACC (costo medio del capitale), la compagnia sta spendendo più per finanziare la crescita rispetto a quanto sta guadagnando in più grazie ad essa. Di conseguenza, l’impresa pagherà di più alla banca rispetto alla crescita degli utili, distruggendo la ricchezza degli azionisti.
- Studi in ambito finanziaro hanno dimostrato che il ROIC spiega la valutazione di una società molto più della crescita degli utili. Questo perchè un alto ROIC fa sì che un’azienda in crescita abbia una crescita esponenziale dei propri utili nel lungo termine.
- il ROIC è un ottimo indicatore che spiega quanto sia bravo il team di gestione a spendere efficacemente il proprio denaro in investimenti redditizi per aumentare la ricchezza degli azionisti. Inoltre, spiega se l’azienda dispone di un vantaggio competitivo rispetto ad altre aziende. Si parla di innovazione superiore, di un marchio migliore, di una strategia unica…
Se invece l’azienda ha un ROIC basso, significa che non ha opportunità di investimento interessanti per aumentare la ricchezza degli azionisti nel lungo periodo. Spesso le aziende con un basso ROIC pagano i loro flussi di cassa in dividendi piuttosto che reinvestirli nell’attività.
In generale, evitate le società in cui il ROIC è costantemente inferiore al costo del capitale. Ciò significa che la società sta distruggendo il valore per gli azionisti prendendo in prestito denaro per investire in progetti di “crescita”.
2) Aziende con bassi margini operativi rispetto ai competitors
Il margine operativo è una misura forte dell’efficacia ed efficienza del management nel creare profitti dalle vendite. Gli investitori e i finanziatori vi prestano particolare attenzione perché rivela la percentuale di ricavi disponibili per sostenere spese non operative, come il pagamento di interessi, debiti e tasse.
Margini operativi molto dinamici sono un segnale importante del rischio aziendale. L’esame dello storico dei margini operativi di un’azienda, invece, è un ottimo approccio per capire se le sue prestazioni stanno migliorando. Migliori controlli manageriali, un utilizzo più efficace delle risorse, prezzi più intelligenti ed un marketing più efficace possono contribuire ad aumentare il margine operativo.
Quando il margine operativo di un’azienda supera la media del settore, è probabile che abbia un vantaggio competitivo, il che significa che ha più successo di aziende simili. Anche se il margine tipico varia a seconda del settore, le aziende possono ottenere un vantaggio competitivo aumentando le vendite o riducendo le spese.
Andiamo a vedere un esempio concreto. Intel e Nvidia sono due importanti competitor nel settore dei semiconduttori (principalmente CPU e GPU):
Dall’andamento dei margini operativi possiamo notare come NVIDIA nel corso degli ultimi anni sta incrementando i propri margini operativi a scapito di Intel, indicatore del fatto che Nvidia in questo momento possiede un vantaggio competitivo.
3) Aziende con alto debito
Il debito è un modo per le aziende di ottenere denaro per le operazioni quotidiane o per l’acquisto di beni. Quando i livelli di indebitamento vanno fuori controllo può essere un problema considerevole, poiché i pagamenti degli interessi possono diventare soffocanti. Le aziende con un elevato rapporto debito/patrimonio netto spesso hanno difficoltà a rimborsare i debiti oltre una certa soglia, soprattutto in caso di recessione economica.
Gli investitori dovrebbero considerare sia il rapporto debito/equity sia il rapporto debito/free cash flow. Il primo è una misura della leva finanziaria utilizzata dall’azienda, il secondo dà un’idea di quanti anni di flusso di cassa aziendale servono a coprire i propri debiti.
Un’azienda con un elevato debito avrebbe difficoltà a ripagare i debiti in essere in caso di crisi. Non è necessariamente un problema per i periodi in cui gli affari vanno bene, ma non è una buona situazione a lungo termine per un’azienda.
Nell’esempio sottostante, Ford sembrerebbe una azienda interessante dal punto di vista di valutazione, ma ha un altissimo debito per entrambe le metriche, oltre che una profittabilità scarsa. Ford potrebbe rivelarsi una “Value Trap”.
4) Aziende con free cash flow negativo ricorrente
Un flusso di cassa negativo significa che l’azienda spende più denaro di quanto ne riceva. Sebbene un singolo flusso di cassa negativo annuale non sia intrinsecamente negativo, nella maggior parte dei casi questa asimmetria finanziaria non è sostenibile o praticabile per l’azienda. In definitiva, l’azienda ha bisogno di denaro sufficiente per coprire le spese operative. Un flusso di cassa negativo non controllato o trascurato può rendere l’azienda non redditizia e aumentare il suo rischio.
Potrebbe essere segno di bassi profitti, investimenti eccessivi, scarsa pianificazione finanziaria, indebitamento per finanziare le attività.
Nel seguente esempio Netflix (NFLX) ha uno storico di free cash flow negativo, in attenuazione solo negli ultimi due anni. Questo significa che Netflix non è riuscita a sostenersi tramite il proprio ricavo operativo, ma ha dovuto ricorrere ad altre fonti come il debito (in forte aumento come da grafico) o diluizione delle quote degli investitori.
5) Aziende buone ma sopravvalutate
Spesso si sente dire “se una azienda è di qualità, non importa la valutazione a cui la si compra”. Questo è stato il caso di Microsoft (MSFT) nel 1999 prima dello scoppio della bolla dot.com. Gli investitori a quel tempo avevano delle aspettative smisurate verso il settore tech, per cui erano disposti a pagare Microsoft 80 volte il proprio utile (PE Ratio). Da quel momento in poi ecco le performance di Microsoft come azienda, e di Microsoft come azione:
Mentre l’azienda ha effettivamente avuto una buona crescita, le proprie azioni non hanno portato alcun guadagno per gli investitori per 13 anni. Come è possibile? Semplicemente l’azione da essere estremamente sopravvalutata nel 1999 si è gradualmente trasformata in sottovalutata, fino ad avere un PE ratio di 10 nel 2012: è cambiato il sentimento degli investitori nei confronti dell’azienda.
Investire in aziende dai multipli di valutazione gonfiati porta un alto rischio di rendimenti negativi negli anni a seguire, se questi si comprimono a causa di uno shift del sentimento del mercato. Questo a prescindere dalla bontà dell’azienda sottostante.
6) Aziende “Value Trap” (apparentemente sottovalutate ma di bassa qualità)
Una “Value Trap” è un’azienda che sembra essere sottovalutata perché ha multipli bassi di valutazione (es. FCF/EV, P/E, P/S…) ma che in realtà è destinata a vedere il proprio prezzo continuare a scendere in futuro a causa di una bassa qualità del proprio business. Una trappola del valore può attrarre investitori alla ricerca di un affare perché il titolo sembra poco costoso rispetto ai multipli storici dell’azienda o rispetto ai competitor o al mercato generale.
È infatti una pratica comune nel mercato azionario quella di comprare al ribasso per vendere al rialzo. Tuttavia, è bene ricordare che il fatto che il prezzo di un titolo sia basso rispetto al passato non lo rende un buon acquisto. Viceversa, il fatto che il prezzo sia ai massimi non significa che sia un cattivo acquisto.
Ma come si evitano quindi le Value Traps? Un buon acquisto dovrebbe basarsi sia sul controllo della qualità di una compagnia che della sua valutazione.
Il controllo della qualità andrebbe fatto su più lati, andando a verificare le attuali metriche di producibilità, di debito, i margini ma anche controllando l’andamento di questi valori e la crescita nel tempo. Alcune domande da chiedersi prima di investire sono:
- L’azienda sta crescendo il proprio fatturato e profitto negli ultimi anni?
- Il debito sta aumentando o si sta riducendo?
- C’è stato un cambio di management recente? Il nuovo management è corrotto o incompetente?
- è possibile che una nuova azienda o un cambio di comportamento dei clienti possa mettere a serio rischio il business dell’azienda?
7) Aziende con un cattivo management
Il management è uno degli aspetti più importanti per valutare di un’azienda. Le decisioni del management possono fare la differenza tra una storia di successo ed un fallimento. Il problema è che la valutazione del management è difficile, perché molti aspetti del lavoro dei manager sono intangibili.
Non esiste una formula magica per valutare il management, ma ci sono dei fattori a cui bisogna prestare attenzione.
Ecco alcuni aspetti, sia qualitativi che quantitativi, da considerare quando si valuta il management di un’azienda:
Aspetti qualitativi
- Mandato: Un buon indicatore è il tempo in cui l’amministratore delegato e il top management sono stati al servizio dell’azienda. I cattivi dirigenti di solito vengono licenziati dopo un breve periodo di tempo, oppure approfittano dei bonus a breve termine che l’azienda offre loro prima di passare alla società successiva.
- Stipendio basato su obiettivi a lungo termine: è possibile consultare il report annuale (10k) nella sezione del piano di retribuzione dei dirigenti. Qui è possibile capire se il management è retribuito sulla base di obiettivi a lungo termine (indicatori sul fatturato o profitti a 3/5/10 anni) o su obbiettivi a breve termine che non aiutano la crescita dell’azienda (es. andamento del prezzo delle azioni a 1 anno).
- Buybacks: un buon management effettua i buyback al momento giusto, ovvero quando l’azienda è considerata sottovalutata.
Aspetti quantitativi
- Gestione del debito: verificare l’attuale livello di indebitamento e l’andamento del debito nel tempo.
- Aumento della redditività: un buon management aumenta la redditività dell’azienda nel tempo facendo le scelte giuste in termini di allocazione del capitale.
Conclusioni
Prima di acquistare qualsiasi titolo ed aggiungerlo al vostro portafoglio, dovete essere sicuri di comprare solo le migliori aziende a un prezzo conveniente. Gli screener di azioni come la Everest Formula possono aiutarvi a filtrare le società che soddisfano i vostri requisiti di investimento. Se sei interessato a trovare le migliori azioni da possedere, prendi in considerazione l’idea di unirti alla nostra comunità.
Buoni Investimenti!